Paura è Vita: le “esperienze di confine”

“Esperienze di confine” le chiama Irvin Yalom: sono gli accadimenti che irrompono improvvisi nella nostra vita e sembrano non lasciare via di fuga. Generano sgomento, angoscia, paura. Ci fanno sentire in pericolo, vicini alla morte. Sono tutte le situazioni che fantasticamente allontaniamo dalla nostra mente e, ancor più, dal nostro sentire quando sfidiamo la vita, quando ci sentiamo forti come un leone, pronti ad affrontare di petto una tempesta. Sono quelle cose che “a me non accadrà, vedrai”. Sono la nostra fede quando sembrano piombarci addosso inevitabili, prima di restituirci alla nostra laicità con un sospiro di sollievo. Anche questa è passata.

Eppure, in quell’interminabile istante d’incertezza, siamo vicini alla vita più che mai. Come crisalidi, riscopriamo il senso di un nuovo esistere: sentiamo la mancanza di ciò che solitamente diamo per scontato, ci riavviciniamo ad una dimensione che trascende il materiale, ci rintaniamo nei pensieri, ci culliamo nelle emozioni, ci adagiamo nei sentimenti.

Come uscirne? Perché uscirne? Prendi ciò che viene e trasformalo in nutrimento. L’immobilità è apparente e, protetto dall’involucro, c’è un corpo in trasformazione. Lascia che il cambiamento avvenga: è espressione della natura, che lo usa per fornire nuove prospettive. Lascia che emozioni e pensieri fluiscano. Non giudicarti per questo. E non giudicare chi hai accanto: sta vivendo lo stesso processo che avviene dentro di te. A modo suo.

E quando il tuono avrà smesso di minacciare il cielo, ci sarà un nuovo Sole. E gli alberi nella terra avranno preso nutrimento da quel temporale.

Questo è uno sguardo, non è lo sguardo. Ed è vero come tutti gli altri. Perché ognuno di noi ha la propria verità.

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